SIFRAP Scheda di II livello

Arpa Piemonte

SIFRAP - Sistema Informativo Fenomeni Franosi in Piemonte

Codice frana: 001-00733-01

Scheda riassuntiva delle informazioni contenute nel Sistema Informativo Geologico
di Arpa Piemonte per i dissesti di versante

SNPA



GENERALITA'
Provincia: Torino
Ultimo aggiornamento: 2023-12-05
Comune: Locana
Località: Rosone

DESCRIZIONE GENERALE

Il versante di Rosone è interessato da fenomeni di instabilità ricorrenti dovuti ad un lento processo di deformazione gravitativa profonda (DGPV) storicamente noto (Ramasco et al. 1989). La deformazione gravitativa si colloca nella roccia metamorfica del Massiccio del Gran Paradiso ed interessa un’area di circa 5,5 km2, coinvolgendo un dislivello di oltre 1300 m (dai 700 m nel fondovalle fino a 2000 m sulla cresta) e raggiungendo grandi profondità (superiori a 40 m).
Alcune evidenze geomorfologiche ed indagini in sito (Regione Piemonte & Université J. Fourier, 1996) hanno consentito di identificare il settore orientale della deformazione gravitativa (settore di
Bertodasco) come il più probabile soggetto di un’eventuale evoluzione catastrofica. Attualmente, questo settore può essere considerato attivo.
In definitiva, la frana ha avuto, stando a quanto sopra riportato, due importanti fasi parossistiche, all'inizio del secolo XVIII e nell'autunno inverno del 1953. In tali occasioni i movimenti profondi hanno coinvolto tutto il versante in frana, con sviluppo in superficie di fenomenologie quali fessurazioni, movimenti differenziali di zolle, colate di detrito, ribaltamento, crollo e rotolamento di massi. Nell'arco di questo secolo il fenomeno ha mantenuto un lento movimento di fondo, a prescindere dalla fase parossistica del 1953. Le fasi di maggiori attività sono testimoniate da manifestazioni superficiali più localizzate.




METODI DI STUDIO

Metodologie utilizzate: Fotointerpretazione, Monitoraggio, Dato storico/archivio

Note sulla metodologia e sui sopralluoghi eseguiti

Immagini aeree consultate


CLASSIFICAZIONE E DESCRIZIONE MOVIMENTO

Tipo di movimento principale: DGPV

Stato attività: Attivo/riattivato/sospeso

Data ultima valutazione stato di attività: 2018

Dati utilizzati per determinare lo stato di attività: Foto aeree, Rilevamento su terreno, monitoraggio, dati da Satellite, dato storico,

Descrizione: Il versante di Rosone è localizzato alla confluenza della Valle dell’Orco e della Valle del Piantonetto, due valli glaciali che si trovano all’interno del Massiccio del Gran Paradiso nel Complesso degli Gneiss Occhiadini. Come descritto da Forlati et al. (1991) e Regione Piemonte & Université J. Fourier (1996), le caratteristiche morfostrutturali dell’area hanno suggerito di suddividere il versante in tre settori adiacenti, circa corrispondenti ai villaggi di Ronchi, Perebella e Bertodasco, i quali riflettono rispettivamente uno stadio evoluto, iniziale ed intermedio all’interno del processo di deformazione gravitativa profonda.
Analizzando il versante da occidente verso oriente si riconosce prima il settore Ronchi, caratterizzato da una fase evolutiva del processo deformativo molto avanzata che ha determinato lo smantellamento dell’originaria compagine rocciosa. Movimenti di entità non elevata, ma tali da provocare numerose lesioni nel rivestimento della galleria serbatoio dell’IREN, sono stati registrati già a partire dall’entrata in funzione degli impianti idroelettrici, nel 1929. In nessun luogo del settore Ronchi sono tuttavia riconoscibili morfologie riconducibili al modellamento glaciale; per tutto il versante è invece evidente la presenza di numerose e grandi ondulazioni, nonché di una potente coltre di detrito a grossi blocchi, con elementi di pezzatura estremamente variabile, molti dei quali raggiungono le dimensioni di centinaia, talora migliaia dimetri cubi.
Il settore centrale, nel quale è ubicata la frazione di Perebella, è riconducibile ad una fase iniziale di sviluppo del fenomeno deformativo. Esso è ben distinto dal settore Ronchi da una discontinuità avente direzione N-S, a sviluppo lineare di alcune centinaia di metri, lungo la quale si è impostata una scarpata di separazione tra le due aree, determinando dislivelli anche di 50-90 m.
Inoltre, il settore di Perebella è contraddistinto dalla presenza di significativi sdoppiamenti multipli delle creste nella parte sommatale, presenti anche nel settore Ronchi, oltre che da numerose contro pendenze rettilinee e da un'intensa fatturazione che interessa tutto il bordo occidentale del settore. Gli estesi affioramenti del substrato roccioso si presentano fratturati nelle parti media e basse.
Il settore orientale (Bertodasco) è caratterizzato pertanto da un grado di evoluzione intermedio ed è il settore maggiormente studiato ed analizzato anche a causa della presenza delle strutture dell’IREN. La zona superiore di questo settore presenta diverse scarpate perpendicolari alla direzione di movimento principale del versante. Nella parte intermedia si possono individuare alcuni movimenti rotazionali che si sovrappongono ad un movimento generale di tipo planare e a fenomeni locali di ribaltamento.


ATTIVAZIONI
ID Data Attendibilità Descrizione
11969attendibile
11706attendibile
11940attendibile
11942attendibile
11963attendibile
11964attendibile
11988attendibile

Attivazione principale: Data compresa tra il 1953 e il 1953

Fonti: Giornali, pubblicazioni, testimonianze, cartografia, foto aeree, documenti storici,


CAUSE

Materiale debole, precipitaz. eccezionali prolungate, materiale fratturato

SEGNI PRECURSORI

Fenditure, fratture, variaz. portata sorgenti, trincee, doppie creste, crolli localizzati, rigonfiamenti, lesioni dei manufatti


GEOMORFOLOGIA

Sulla base di rilievi geomorfologici, misurazioni strumentali, interpretazioni storiche ed evidenze cinematiche, condotti a partire dal 1929, il modello interpretativo del versante in frana individua tre settori a diversa cinematica evolutiva:
- la zona di Ronchi (001-00733-20), caratterizzata da una fase di evoluzione del processo deformativo molto avanzata che ha determinato lo smantellamento dell'originaria compagine rocciosa, e ora caratterizzata da movimenti continui e estremamente lenti che possono essere considerati residuali;
- il settore Perebella (001-00733-01), riconducibile ad una fase iniziale di sviluppo del fenomeno deformativo, caratterizzato da una sostanziale stabilità;
- il settore di Bertodasco (001-00733-05), riconducibile ad una fase di sviluppo intermedia tra le due precedentemente descritte, e caratterizzato da un grado di attività maggiore, con movimenti più accentuati.
Il dislivello del versante interessato da movimento gravitativo profondo (dal settore Ronchi al settore Bertodasco) è di 1400 m: da quota 760 m a quota 1900 m circa.


MORFOMETRIA FRANA
Quota corona Qc (m): 1960
Quota unghia Qt (m): 1350
Lungh. orizz. Lo (m): 1000
Dislivello H (m): 610
Pendenza (°): 31
Testata: In cresta - Unghia: Parte bassa del versante
Azimut movim. (°): 180
Area totale A (m2): 2082087
Larghezza La (m): 2320
Volume massa sp. (m3): 22658000
Profondità sup. sciv. Dr (m): 50.00
Esposizione: S


GEOLOGIA

Inquadramento geologico: L'amasso roccioso di Rosone è costituito da ortogneiss e gneiss intensamente fratturati, con livelli minori di micascisti bianchi e cloritoscisti rari. I livelli micacei negli ortogneiss hanno dato origine all'anisotropia che causa la suddivisione delle masse rocciose in fitte porzioni massicce, delimitate da piani di scivolamento sud-vergenti. Queste fette sono sub-parallele alla scistosità principale(foliazione), che è altamente pervasiva (Forlati, Ramasco e Susella, 1990).
La scistosità è localmente sviluppata parallelamente ai livelli di cloritoscisti che rappresentano una zona di debolezza elevata, duttile e di taglio, dovuta a reazioni metamorfiche lungo bande di taglio milonitiche ad alta pressione (Dal Piaz e Lombardo, 1986). Poiché la resistenza a taglio di questi strati morbidi è inferiore ai valori medi dell'ortogneiss del Gran Paradiso, i problemi di instabilità si sono verificati quando il piano medio della pendenza presenta gli stessi valori di orientamento della foliazione metamorfica regionale.
A livello locale (ad esempio nel settore centrale di Perebella), la caratterizzazione strutturale della massa rocciosa ha mostrato tre principali sistemi di discontinuità: la scistosità SR (direzione di immersione di 154 ° e iclinazione di 34 °) e due set principali di fratturazione (K1: direzione di immersione di 280 ° e inclinazione di 86 ° e K2: direzione di immersione di 10 ° e inclinazione di 68 °). In questo settore, i due principali sistemi di fratturazione ortogonali mostrano fratture beanti e, in alcuni casi, porzioni rocciose completamente staccate e semplicemente giustapposte. La geometria del sistema di discontinuità, composta da piani sub paralleli alla scistosità, corrisponde approssimativamente alla direzione di inclinazione della pendenza media del pendio, e due insiemi principali di discontinuità sub-verticali sviluppano un meccanismo di instabilità per ribaltamento (toppling).
La massa rocciosa nella zona di crinale subisce cedimenti sia in tensione che in taglio che creano zone non compresse in cresta a causa del processo di scarico che ha a che fare con la deglaciazione della valle (Barla et al., 1995). La zona non compressa è composta da una zona sconnessa di 3 km2 (Perebella e Ronchi), con fratture centimetriche aperte, che vanno da 1400 a 2000 m di altezza, trincee altamente fratturate e zone con gneiss denudati.

Formazione Descrizione
SERIE DEL MASSICCIO DEL GRAN PARADISOgneiss granitoidi e gneiss occhiadini, minori micascisti e cloritoscisti

DANNI
Codice Danno Dettaglio danno Grado Data min Data max Descrizione
2846Nuclei/centri abitaticentro abitato minorenon valutabile
2847Nuclei/centri abitaticase sparsenon valutabile
2849Stradeprovincialenon valutabile
2848Stradeprovincialenon valutabile

Tipo danno: diretto caduta in un invaso sbarramento corso d'acqua rottura di diga di frana rottura di diga di frana

Persone: morti: Sferiti Sevacuati 0a rischio 0

Edifici coinvolti: 0 privati,

Edifici a rischio: 0 privati, 0 pubblici.

Costi:


SISTEMA DI MONITORAGGIO RERCOMF
Codice Comune Località Gestore
6LOCALocanaRosoneArpa Piemonte


Data ultimo aggiornamento descrizione:2023-11-30

Inquadramento del sistema di monitoraggio.
Il sistema di monitoraggio è posto a controllo dei movimenti franosi che si sviluppano sul versante di Rosone: gli strumenti sono collocati su tre fenomeni, censiti nel SIFRAP con i codici 001-00733-20 (settore Ronchi), 001-00733-01 (settore Perebella), 001-00733-05 (settore di Bertodasco). Il versante è attualmente monitorato da Arpa mediante un sistema topografico GPS a lettura manuale ed automatizzata, da un inclinometro dotato di due sensori automatizzati posti tra 40 e 42m di profondità e da una serie di basi distanziometriche. Sul versante, in particolare a controllo delle strutture idroelettriche, sono presenti altri sistemi di monitoraggio gestiti da IREN.
Il monitoraggio strumentale è stato effettuato fin dagli anni ’50 allo scopo di quantificare gli spostamenti dei fenomeni franosi e di valutare l’interazione nel tempo con le strutture idroelettriche su essi insistenti (vasca di carico e condotta forzata).
L’attività di monitoraggio è stata svolta in varie fasi, di cui di seguito si riporta l’evoluzione cronologica:
- 1953: verifica delle deformazioni indotte sull’asse della condotta forzata mediante il controllo periodico dei blocchi di ancoraggio con metodi topografici; le misure periodiche manuali proseguono fino al 1993;
- 1959: installazione di sei estensimetri, a cui se ne aggiungono altri quattro nel 1970, nelle immediate vicinanze della condotta forzata;
- 1984: realizzazione di quattro verticali inclinometriche, integrate da altrettante nel 1991, ed esecuzione di misure manuali periodiche;
- 1991: realizzazione di due sondaggi con installazione di celle piezometriche;
- 2000: installazione di un sistema di monitoraggio dotato di strumentazione automatizzata e controllato h24 da un centro di acquisizione ed elaborazione dati appositamente configurato presso l’impianto IREN di Rosone (rete topografica a lettura ottica). Questo sviluppo del sistema di monitoraggio ha rappresentato una evoluzione verso un sistema di sorveglianza dei movimenti del versante per l’attuazione, al superamento di soglie strumentali prefissate, di specifiche procedure di protezione civile. Comprende:
. una rete topografica per il controllo degli spostamenti superficiali del versante costituito da una stazione totale che rileva ad intervalli regolari la posizione di 8 vertici; di questi ultimi 5 sono ubicati lungo la condotta forzata e 3 sul corpo di frana.
. una rete geomeccanica per la misura dell'entità delle deformazioni in superficie ed in profondità ed il controllo del livello di falda;
. una rete geofisica per il monitoraggio microsismico dell'area (disattivata a causa della scarsa significatività dei dati fino ottenuti);
. una rete idrometeorologica;
. un centro di acquisizione dati, elaborazione e sorveglianza, al quale pervengono via radio e/o via cavo i dati della strumentazione a funzionamento automatico installata sul versante
- 2013: nell’ambito della convenzione Arpa Piemonte – Regione Piemonte (rif. DDG n. 47 del 26/06/2013) per la gestione e l’adeguamento del sistema di monitoraggio sul versante di Rosone con finalità di prevenzione territoriale e di protezione civile, Arpa Piemonte ha effettuato l’adeguamento della strumentazione del sistema di monitoraggio secondo quanto specificato nell’allegato Tecnico alla suddetta convenzione. La riconfigurazione del sistema di controllo ha avuto come obiettivo il suo inserimento nella rete regionale di controllo dei movimenti franosi (ReRCoMF) gestita da Arpa, garantendo la continuità con le precedenti misure, ed è stata finalizzata al mantenimento di un’attività di controllo periodico compatibile con un monitoraggio di tipo conoscitivo, contestualmente effettuando uno sfoltimento della strumentazione automatizzata concepita per una differente finalità di allertamento (real time). Tale scelta ha comportato la cessione in comodato d’uso della rete topografica a lettura ottica (stazione totale e mire) la cui gestione è stata affidata a IREN, che periodicamente trasmette ad Arpa le risultanze. Il sistema di controllo mediante postazioni GPS permanenti ad acquisizione in continuo è costituito da cinque stazioni, di cui tre installate in frana. Ad integrazione del sistema, sono stati installati alcuni Riflettori permanenti (PS) da utilizzare come punti di controllo mediante analisi interferometrica satellitare.
- 2018: nel 2018 è stata rimossa la postazione inclinometrica a sonde fisse nel tubo A3, non più operativa a causa dell'eccessiva deformazione del tubo
- 2019: nell'estate 2019 è stato realizzato un nuovo inclinometro (I4-I6LOCA4).
- 2020: nell’estate del 2020 sono state installate due sonde inclinometriche automatizzate alle profondità di 40 e 41,5 m all’interno del tubo I6LOCA4 (I4), realizzato nel giugno 2019; la postazione si trova presso la località Bertodasco, in prossimità del tubo inclinometrico A1, dismesso da lungo tempo e funzionante in modalità continua (sonda fissa a -39.5 m) dal 2000 al 2006.

Interpretazione dei dati strumentali
Il confronto delle risultanze fornite dalle tipologie strumentali integrate nel sistema di Arpa (capisaldi topografici GPS, basi distanziometriche ed inclinometri) ha permesso di osservare una buona correlazione fra le velocità medie di spostamento registrate dagli strumenti in frana, evidenziando il lento e continuo movimento del versante. Tale situazione è confermata anche dall’analisi dei dati interferometrici. In particolare, i dati strumentali ed interferometrici confermano un modello interpretativo del versante in frana in cui si individuano tre settori a diversa cinematica evolutiva (vedi descrizione morfologica).

Misure topografiche GPS manuali: i capisaldi topografici GPS a lettura manuale registrano in generale un lento e progressivo spostamento verso valle (velocità media di spostamento compresa tra 1 e 3 cm/anno), con attività maggiore nei pressi della borgata Bertodasco, in particolare nel settore compreso tra i capisaldi 13 a monte e 22 a valle, che indicano attualmente spostamenti tra i 5 e i 12 cm dalle misure di origine, effettuate tra il 2016 e il 2017.
Le misure delle basi distanziometriche confermano quelle dei capisaldi GPS, indicando la progressiva apertura delle basi CD ed EF ed IL, e la progressiva chiusura della base GH (tutte le basi distanziometriche sono installate nell'area di Bertodasco).

Misure inclinometriche: gli strumenti A4-I6LOCA3, 103-I6LOCA1 e A3-I6LOCA2 hanno evidenziato nel tempo netti movimenti lungo superfici profonde, fino ad essere poi ostruiti dall'evoluzione del movimento (tubo A4 ostruito dal movimento franoso a 30 m di profondità nel 2019, tubo 103 a 54 m; tubo A3 a 72 m).

Misure inclinometriche automatizzate: la postazione installata nel 2020 ha confermato la presenza di un movimento lento e pressoché continuo controllato dalla sonda collocata alla profondità di 40 m: dal luglio 2020 al novembre 2023 ha raggiunto circa 7 mm di spostamento locale, con lievissime accelerazioni nell’autunno 2020 e nelle primavere degli anni succcessivi. La sonda collocata a 41,5 m di profondità indica dal giugno 2021 un incremento del movimento decisamente modesto (attualmente circa 1 mm).

Misure GPS automatizzate: La rete di capisaldi topografici GPS automatizzata conferma il movimento lento e continuo nel tempo, con accelerazioni stagionali primaverili, correlate con la fusione del manto nevoso. Rispetto alla misura di origine, i tre caposaldi in frana mostrano un movimento lento e progressivo nel tempo (con velocità comprese all'incirca tra 0.7 e 1,7 cm/anno), con maggiore incremento degli spostamenti nel periodo primaverile.Gli spostamenti planoaltimetrici complessivi dall'origine raggiunti dai punti di misura sono compresi tra 6,3 (ROS1) e 15,4cm (ROS3); ROS2 e ROS3 registrano abbassamenti di quota tra 6 e 11 cm.

Misure topografiche condotte da IREN ENERGIA S.p.A.
I dati aggiornati all’ottobre 2023 relativi ai tre vertici in frana (FR2, FR4 e FR5) evidenziano quanto segue:
Vertice FR2 (ubicato presso gli strumenti Arpa G6LOCA17 e G6LOCA300): si osserva un andamento sinusoidale delle componenti planimetriche, con ciclo annuale. Nel periodo di osservazione marzo 2019 - ottobre 2023 le misure indicano uno spostamento verso Sud pari a 7 cm, verso Est di 4 cm ed un abbassamento di quota pari a circa 4 cm.
Vertice FR4 (ubicato poco a monte dello strumento Arpa G6LOCA200): Si osserva un andamento sinusoidale delle componenti planimetriche, con ciclo annuale. Nel periodo di osservazione marzo 2019 - ottobre 2023 le misure indicano uno spostamento verso Sud pari a 9 cm, verso Est di 4 cm ed un abbassamento di quota pari a circa 5 cm.
Vertice FR5: Si osserva un andamento sinusoidale della componente Nord-Sud, con ciclo annuale. Nel periodo di osservazione marzo 2019 - ottobre 2023 le misure indicano una sostanziale assenza di spostamenti planimetrici ed un abbassamento di quota pari a circa 2 cm.
Nel periodo ottobre - dicembre 2020, tutti i vertici hanno presentato accelerazioni, probabilmente correlabili con le intense precipitazioni occorse sull'area nei primi giorni dell'ottobre 2020.

Interpretazione dei dati interferometrici
Per quanto riguarda l'analisi dei dati interferometrici, in generale il settore di versante su cui si sviluppa la DGPV di Rosone è caratterizzato da una buona distribuzione di punti in entrambe le geometrie di acquisizione. L’analisi di visibilità eseguita con il metodo CR-index mette in luce la buona esposizione e inclinazione del versante limitata da una copertura vegetale che ne condiziona l’utilizzo nella porzione bassa del versante. E’ importante notare sin da subito che la zona C dell’area di Bertodasco si trova in posizione sfavorevole ad un’analisi SqueeSAR™ standard in quanto la copertura vegetale non permette al radar interferometrico di elaborare bersagli utili alla riflessione del segnale. Procedendo però con un’analisi di visibilità tramite R-Index (visibilità satellitare senza l’apporto dell’uso del suolo) la situazione migliora notevolmente.
Dall’analisi del seminato PS a disposizione e tenendo in considerazione quanto detto in merito alla visibilità è stato possibile comunque fare un’accurata analisi di deformazione del sito al fine di produrre una serie di valutazioni importanti sia per la comprensione della dinamica evolutiva del fenomeno che della bontà del sistema di sorveglianza installato. Dall'analisi qualitativa del dato risulta interessante valutare che i campi di velocità messi in evidenza sul versante di Rosone siano concordi con quanto interpretato attraverso il rilevamento geomorfologico e gli studi condotti sulla frana. In particolare in base alle velocità si possono nettamente distinguere i tre settori a differente evoluzione. La zona di Ronchi con movimenti continui e estremamente lenti che possono considerarsi residuali, il settore Perebella caratterizzato da una sostanziale stabilità evidenziata anche da una più diffusa vegetazione e infine il settore di Bertodasco dove sono localizzati i movimenti più accentuati.
Zoomando in dettaglio nel settore di Bertodasco la disponibilità di dati da 1992 al 2010 nelle due orbite satellitari ha permesso di analizzare il dato in maniera specifica spingendo l’analisi ad un confronto diretto con il dato numerico relativo ai sistemi di monitoraggio tradizionale. Il primo approccio che è stato possibile condurre è relativo alla proiezione del modulo di velocità dei PS lungo la giacitura della scistosità SR in quanto ipotizzato che lungo tale direzione si attesti il movimento principale. Il dettaglio del seminato evidenzia come una grande diffusione di PS sia ubicato nella parte mediana del versante in corrispondenza della zona B della frana di Bertodasco. L’area così individuata è caratterizzata da movimenti che si posizionano su valori di 1, 1.5 cm all’anno che man mano riducono la loro intensità salendo verso monte per poi attestarsi su valori di stabilità sopra la quota 1500 dove viene identificata la zona A del fenomeno. Come già anticipato la zona C non presenta bersagli naturali utili all’analisi.
Concludendo l’analisi PS dell’area di rosone pone il sistema come complementare all’analisi degli strumenti in sito. La disponibilità di una così grande quantità di dati ci aiuta a confermare quanto interpretato dall’analisi geologico-strutturale del dissesto. A livello conoscitivo la regolarità di acquisizione circa ogni 2 mesi del dato satellitare garantisce in toto la storia evolutiva dell’intero versante. La possibilità di integrare il dato diffuso con oggetti ad alta precisione ubicati in zone strategiche del versante fa di questa tecnica un effettivo ed efficace strumento per il controllo da remoto del versante analizzato. Mettendo a confronto quanto emerso dall’analisi dei dati strumentali diretti (GPS inclinometri e topografico) e i dati dell’analisi PS si verifica un sostanziale accordo sui valori di spostamento misurato permettendo in ultima analisi la confidenza di spazializzare il valore numerico puntuale relativo al dato in continuo nell’ottica di meglio comprendere la dinamica dell’intero fenomeno.


IDROGEOLOGIA

Descrizione: Un’analisi dettagliata, condotta alla scala del versante sulla base di interpretazioni fotografiche e osservazioni in sito (Pisani et al, 2010), ha mostrato come i versanti delle Valli dell’Orco e del Piantonetto abbiano caratteristiche geologiche simili.
In entrambe le valli infatti, estese bande di taglio, sub-parallele alla scistosità a scala regionale, separano aree di materiale roccioso apparentemente intatto. In realtà, diversi piani meno persistenti possono essere individuati tra queste bande di taglio principali, anch’essi sub-paralleli alla scistosità regionale e la cui presenza sembra avere un ruolo fondamentale non solo riguardo al processo deformativo della roccia metamorfica ma anche nei confronti del comportamento idraulico dell’ammasso roccioso. Evidenti tracce di percolazione idrica si possono infatti osservare sugli affioramenti presenti sul versante meridonale della Valle dell’Orco.
Queste osservazioni hanno consentito di dedurre che il metamorfismo dell’ammasso roccioso ed il processo deformativo all’interno di queste zone di taglio hanno generato alcuni livelli impermeabili costituiti da cloritoscisti e da materiali fini.
Per quanto riguarda il versante in frana queste osservazioni suggeriscono che diversi acquiferi non confinati possano essere separati dalle bande di taglio presenti all’interno dell’ammasso roccioso, le quali assumono il ruolo idraulico di strati meno permeabili rispetto al materiale soprastante. Questa ipotesi è stata recentemente confermata in seguito a studi dettagliati sull’area di ricarica e sulle principali sorgenti che drenano il versante (Pisani et al, 2010).
Inoltre, dal punto di vista strutturale, le bande di taglio (e la scistosità) presentano la stessa orientazione del versante e pertanto sembrano assumere un ruolo attivo sia nello sviluppo delle deformazioni gravitative che nell’evoluzione stessa della frana.
Le principali tipologie di flusso sotterraneo sono:
1) flussi sotterranei di tipo rapido, che si sviluppano principalmente nelle zone disgregate dell’ammasso roccioso. Si tratta di flussi superficiali, con basso grado di mineralizzazione, area di ricarica molto localizzata, bassa conducibilità elettrica e portate ridotte;
2) flussi sotterranei di tipo profondo, che si estendono alla scala del versante. Questi flussi sono profondi, localizzati prevalentemente lungo le fratture basali dell’ammasso roccioso e caratterizzati da alti valori del grado di mineralizzazione e della conducibilità elettrica e da portate elevate.
Nell’estate del 2004, un primo censimento delle sorgenti presenti sulla frana di Rosone è stato condotto con l’intento di misurare, campionare ed analizzare chimicamente le acque provenienti da alcune fonti principali (Binet et al., 2007).
L’area di ricarica, definita sulla base di considerazioni geomorfologiche, è delimitata lateralmente dalla grande frattura in direzione N-S che separa il settore di Perebella dal settore di Ronchi; I bordi superiore ed inferiore coincidono rispettivamente con la cresta del versante e con il limite inferiore della zona C.
Le osservazioni fatte da Binet et al. sono state recentemente integrate da nuovi studi sul chimismo delle acque, sulla variazione delle portate delle sorgenti principali e sul bilancio idraulico dell’intero versante. Oltre alle acque che fluiscono perennemente dalle sorgenti di Bertodasco e di Perebella, al piede del versante e nella zone medio-bassa dello stesso (in prossimità degli affioramenti che delimitano inferiormente la zona C del settore di Bertodasco) si trovano 16 sorgenti permanenti e con portate di rilievo.
Al fine di indagare sulla presenza di acquiferi indipendenti, l’area di ricarica totale è stata suddivisa tra l’area di frana effettiva (settore di Bertodasco) e l’area di Perebella.
Considerando un regime idraulico medio (ovvero, durante l’anno il numero di mesi asciutti qauivale al numero di mesi umidi), i soddisfacenti bilanci idraulici calcolati nelle aree di Perebella e di Bertodasco (errori del 6% e dell’1%, rispettivamente) hanno consentito di confermare preliminarmente la presenza di acquiferi indipendenti.
In definitiva, due diversi tipi di circolazione possono essere ipotizzati all’interno del versante: un flusso molto superficiale, sospeso e caratterizzato da acque con leggera dominanza solfato-calcica- magnesiaca presenti nelle sorgenti di Bertodasco e Perebella e due più importanti flussi profondi, caratterizzati da acque con facies chimica carbonato-calcica-alcalinica provenienti dalle sorgenti localizzate sul bordo inferiore del corpo frana e al piede del versante.

Sorgenti: localizzate Falda: in pressione acque assenti: N
acque stagnanti: N ruscellamento diffuso: N ruscellamento concentrato: S

STATO DELLE CONOSCENZE
Indagine PSInSAR/SqueeSAR, relazione geologica

INTERVENTI

Gruppo Tipo Realizzazione
Mitigazione dannisistema allarmeRealizzati
Protezionerilevati paramassiRealizzati


BIBLIOGRAFIA
ID Titolo Autori Anno
243965Studi di fattibilita` preliminare per il rinnovo degli impianti di produzione idroelettrica in Valle Orco Sea Geoconsulting
244027Carta geomorfologica del Parco Nazionale Gran ParadisoGiovanni Mortara, Marco Giardino
241494Atlante di frane storiche in Provincia di TorinoGiovanni Mortara, Marco Giardino, Luigi Perotti, CNR-IRPI, Walter Alberto2006
244013Attivita` di progettazione, fornitura e installazione di un sistema di monitoraggio integrato del movimento franoso di Rosone - Rapporto di sintesi delle indagini geologiche Enel, Studio Geotecnico Italiano s.r.l.2001